Perché San Giuseppe è Patrono della Chiesa universale?

Questo commento è stato pubblicato sul blog della Rettoria “Santa Toscana” in Verona.

Sequéntia S. Evangélii secundum Matthaéum 1, 18-21.
Cum esset desponsáta mater Iesu María Ioseph, ántequam convenírent, invénta est in útero habens de Spíritu Sancto. Ioseph autem vir eius, cum esset iustus, et nollet eam tradúcere, vóluit occúlte dimíttere eam. Haec autem eo cogitánte, ecce Angelus Dómini appáruit in somnis ei, dicens: Ioseph, fili David, noli timére accípere Maríam cóniugem tuam: quod enim in ea natum est, de Spíritu Sancto est. Páriet autem fílium: et vocábis nomen eius Iesum: ipse enim salvum fáciet pópulum suum a peccátis eórum.

Seguito del S. Vangelo secondo Matteo 1, 18-21.
Essendo Maria, la Madre di Gesù, sposata a Giuseppe, prima di abitare con lui fu trovata incinta, per virtù dello Spirito Santo. Ora, Giuseppe, suo marito, essendo giusto e non volendo esporla all’infamia, pensò di allontanarla segretamente. Mentre pensava questo, ecco apparirgli in sogno un Angelo del Signore, che gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere Maria come tua sposa, poiché colui che è nato in lei è opera dello Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, cui porrai nome Gesù, perché egli libererà il suo popolo dai suoi peccati”.

“Credo la comunione dei santi”. Recitiamo questa frase ogni qualvolta professiamo il Credo apostolico. Se ci soffermiamo seriamente su questo dogma di fede, allora capiamo che i santi – cioè coloro che vivono nella grazia di Dio – cooperano l’uno per l’altro.

E’ questa comunione a formare la Chiesa, il corpo mistico di Gesù Cristo. E i santi non sono solo coloro che vivono in grazia su questa terra, ma anche e soprattutto coloro che hanno superato il cammino di prova di questa vita terrena e adesso godono della vita piena in paradiso, dove vedono Dio “faccia a faccia” (1Corinzi 13,12).

Sembra paradossale, ma le anime dei santi partecipano più pienamente della vita di coloro che sono vivi su questa terra. “Dio non è Dio dei morti, ma dei viventi” (Matteo 22, 32). E quindi le preghiere dei santi celesti sono più potenti, cioè più efficaci delle nostre, perché i loro meriti sono più grandi. Consideriamo inoltre che non tutti i santi godono della stessa beatitudine. In Paradiso sussiste infatti una gerarchia tra i santi, così come sussiste una gerarchia tra gli angeli.

Non potrebbe essere altrimenti, visto che ognuno di noi possiede meriti e demeriti differenti davanti a Dio. Inoltre, è lo stesso Gesù che ci parla di questa gerarchia dei santi, nel momento in cui dice nel vangelo: “il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui1Si riferiva qui alla santità di Giovanni Battista. (Matteo 11, 11).

San Tommaso d’Aquino insegna che la dulia o venerazione, cioè l’onore che dobbiamo tributare ai santi, è più grande se prestata “alle creature che hanno una particolare affinità con Dio”,2Tommaso d’Aquino, S.Th. II-II, q. 103, a. 4, arg. 2. perché maggiori sono i loro meriti. Per questa ragione, la creatura cui va dato il massimo grado di venerazione è la Vergine Maria, dalla cui carne immacolata è stato generato il corpo dello stesso Cristo ed è stata pertanto possibile l’Incarnazione.

Subito dopo la Vergine Maria, occupa un posto di particolare onore san Giuseppe, il quale fu eletto da Dio come padre putativo del Messia promesso a Israele. Recentemente, sull’Osservatore romano è comparso un articolo di Michela Murgia a dir poco offensivo nei riguardi di questo grandissimo santo, nel quale si presentava l’espressione “padre putativo” come riduttiva e addirittura svalutativa.3Clicca qui se vuoi approfondire. La Murgia ha etichettato san Giuseppe addirittura come “maschio beta” ed è stupefacente constatare come queste amenità, queste sciocchezze, siano state pubblicate da uno dei massimi organi di stampa della Chiesa cattolica.

Mettiamo ordine e parliamo di Giuseppe di Nazaret secondo verità. San Giuseppe è stato un vero uomo, un vero santo, perché ha esercitato massimamente le virtù e in particolare la virtù della giustizia. Nel vangelo in effetti Giuseppe non parla mai, ma non perché viene posto in secondo piano, bensì perché è un uomo che agisce, che fa i fatti, un uomo sapiente e concreto.

L’unico attributo che l’evangelista riconosce a Giuseppe è quello di essere uomo giusto. Quando egli venne a sapere che Maria era incinta per opera dello Spirito Santo, Giuseppe dovette decidere: denunciare Maria e farla condannare a morte per salvare il proprio onore dinanzi agli uomini, pur sapendo che ella era innocente, oppure proteggerla, sposarla e custodire il Figlio di Dio fatto uomo per salvare il proprio onore dinanzi al Padre celeste. Come sappiamo, egli scelse la seconda opzione. Ma fu una scelta tutt’altra che semplice, piena di timori e preoccupazioni.

Nel corso della storia della Chiesa, i papi hanno riconosciuto a san Giuseppe diversi onori e diversi titoli che ci illustrano e spiegano meglio la funzione che la sua intercessione assume davanti a Dio e davanti agli uomini. Sisto IV, Clemente X, Clemente XI e Benedetto XIII sono stati i primi a elevare lodi particolari a questo santo. Ma quest’oggi ci soffermeremo su un titolo particolare di san Giuseppe.

San Giuseppe è onorato infatti come patrono universale della Chiesa cattolica. Questo ruolo è stato proclamato solennemente da papa Pio IX, l’8 dicembre 1870.

Il papa spiega nella Dichiarazione che, così come nell’Antico Testamento si narra di Giuseppe figlio di Giacobbe, che divenne soprintendente di Egitto per salvare i popoli del Medio Oriente dalla carestia, così nel Nuovo Testamento si narra di un nuovo Giuseppe, anch’egli figlio di un uomo chiamato Giacobbe, che divenne custode di Cristo, il cui corpo mistico è appunto la Chiesa.

Segue dunque che soprattutto in tempi difficili, non solo della storia della Chiesa (come quello che viviamo ormai da troppi anni a questa parte), ma anche della propria storia individuale, l’affidamento e l’intercessione di san Giuseppe si fanno quanto mai efficaci e necessari.

La carestia in Egitto, di cui si parla nella Genesi, è immagine della scarsità di giustizia nella società. La giustizia è infatti – tra le quattro virtù teologali – quella più orientata alla relazione con il prossimo. Non può esserci una società sana che non conosca il concetto di giustizia. Non poteva dunque che essere il giusto san Giuseppe il modello perfetto da presentare alla società, specialmente la società cristiana. In lui infatti vediamo come in uno specchio l’essenza del padre, quindi dell’educatore, ma anche dell’imprenditore, del lavoratore, del marito paziente e laborioso, di colui che sa sopportare i periodi di difficoltà economica e di povertà e che sa lodare Dio nei momenti di prosperità, il modello degli esuli, ma anche il modello dei sacerdoti, che sono chiamati a custodire e amministrare i sacramenti con la stessa tenerezza e la stessa attenzione che san Giuseppe ebbe nei confronti del Bambinello Gesù.

Gaetano Masciullo