La gioia di annunziare il Vangelo

Questo commento è stato pubblicato sul blog della Rettoria “Santa Toscana” in Verona.

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III Domenica di Avvento, detta in Gaudete.
Commento al vangelo nella forma straordinaria del Rito romano. La tradizione cattolico-romana porta la mente e lo spirito alla Basilica di San Pietro in Vaticano, come terza Stazione di Avvento.

Sequéntia S. Evangélii secundum Ioánnem, 1, 19-28.
In illo témpore: Misérunt Iudaéi ab Ierosólymis sacerdótes et levítas ad Ioánnem, ut interrogárent eum: Tu quis es? Et conféssus est, et non negávit, et conféssus est: Quia non sum ego Christus. Et interrogavérunt eum: Quid ergo? Elías es tu? Et dixit: Non sum. Prophéta es tu? Et respóndit: Non. Dixérunt ergo ei: Quis es, ut respónsum demus his, qui misérunt nos? Quid dicis de teípso? Ait: Ego vox clamántis in desérto: Dirígite viam Dómini, sicut díxit Isaías prophéta. Et qui missi fúerant, erant ex Pharisaéis. Et interrogavérunt eum, et dixérunt ei: Quid ergo baptízas, si tu non es Christus, neque Elías, neque prophéta? Respóndit eis Ioánnes, dicens: Ego baptízo in aqua: médius áutem vestrum stetit, quem vos nescítis. Ipse est, qui post me ventúrus est, qui ante me factus est: cuius ego non sum dignus ut solvam eius corrígiam calceaménti. Haec in Bethánia facta sunt trans Iordánem, ubi erat Ioánnes baptízans.

Seguito del S. Vangelo secondo Giovanni, 1, 19-28.
In quel tempo: da Gerusalemme mandarono a Giovanni sacerdoti e leviti per domandargli: “Chi sei?”. Ed egli riconobbe e non negò e confessò: “Non sono il Cristo”. Allora gli chiesero: “Chi sei dunque? Elia?”. E disse: “Non lo sono”. “Sei il profeta?” – e rispose: “No”. E allora gli dissero: “Chi sei, così che possiamo riferire a chi ci ha mandati? Cosa dici di te stesso?”. Disse: “Sono una voce che grida nel deserto: ‘Preparate la via del Signore’, come disse il profeta Isaia”. E quelli che erano stati inviati erano dei Farisei e lo interrogarono dicendo: “Come dunque battezzi se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?”. Giovanni rispose loro dicendo: “Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che non conoscete, che verrà dopo di me, ma che esisteva già prima di me, cui non sono degno di sciogliere il legaccio dei calzari”. Ciò avvenne in Betània oltre il Giordano, dove Giovanni stava a battezzare.

L’Avvento – come ci ricorda il colore liturgico di questo tempo forte, il viola – è un periodo dell’anno che ci invita a entrare nell’ottica della penitenza e dell’ascesi, le quali, al contrario di quanto vuole trasmetterci la mentalità mondana, non sono atteggiamenti dannosi per l’uomo, ma virtuosi. E come ogni virtù, anche la penitenza ha un vizio che le si oppone per somiglianza: penitenza infatti non vuol dire annullamento di se stessi, ma essere consapevoli dei propri limiti, delle proprie tendenze da correggere e di volere intraprendere una vita nuova e buona, all’insegna della fede, della speranza e della carità.

Per questo motivo, nel pieno dell’Avvento, la Chiesa propone la Dominica in gaudete – la “Domenica della gioia” – dal nome dell’introito (cfr. Filippesi 4, 4-6) che viene proclamato nella terza Domenica di Avvento: Gaudéte in Dómino semper: íterum dico, gaudéte – “Gioite sempre nel Signore! Ve lo ripeto: gioite!”.

Si può dunque gioire nella penitenza? La Chiesa e il Vangelo rispondono di : anzi ci dicono di più, che la gioia vera è un effetto dell’autentica penitenza. Se la frase ci sembra perversa o paradossale, è proprio perché non abbiamo compreso che cosa sia la penitenza. Confondiamo questo concetto con qualcosa di doloroso e mortificante, inevitabilmente con il cilicio e la mortificazione dei sentimenti. A volte – molto spesso, in verità – una sana penitenza prevede anche alcune mortificazioni corporali, come il digiuno e gli atti di umiltà, ma prevede sempre anche l’equilibrio e modestia. Non è un caso che l’introito già citato così prosegue, dopo aver invitato alla gioia: “La vostra modestia sia manifesta a tutti gli uomini: il Signore è vicino. Non siate ansiosi per alcuna cosa, ma in ogni circostanza fate conoscere a Dio i vostri bisogni”.

“Non siate ansiosi”: cioé non siate tristi. L’ansia è tra le più intense manifestazioni della tristezza e la tristezza è quella passione che nasce dall’assenza del bene desiderato. Il peccato originale ci ha tolto il Bene per eccellenza: la grazia, cioè l’amicizia di Dio. Ma Dio conosce i nostri bisogni ed Egli è misericordia perché provvede a questi anche quando non sappiamo o non possiamo meritarceli. Pertanto l’Apostolo raccomanda: “in ogni circostanza fate conoscere a Dio i vostri bisogni”.

E’ questa la missione che nel vangelo è stata incarnata in maniera sublime da san Giovanni Battista. Con la sua vita austera nel deserto, fatta di solitudine, preghiera, meditazione e digiuni, egli ha incarnato quella penitenza di Avvento che prepara al Natale, cioé alla venuta di Cristo – nella propria vita e nella gloria, più che nel presepio. E il santo Battista ha incarnato anche quella gioia e quella libertà vera di cui parlavamo: “Sono una voce che grida nel deserto: ‘Preparate la via del Signore’, come disse il profeta Isaia”. E’ la gioia di annunziare il Vangelo.

Gaetano Masciullo