Gesù Signore della Storia

Questo commento è stato pubblicato sul blog della Rettoria “Santa Toscana” in Verona.

Basilica dei Santi XII Apostoli, Roma | Canon FDn 24mm 2.8 ...
IV Domenica di Avvento.
Commento al vangelo nella forma straordinaria del Rito romano.
La tradizione cattolico-romana porta la mente e lo spirito alla
Basilica dei Santi XII Apostoli in Roma, come quarta e ultima Stazione di Avvento.

Sequentia S. Evangélii secundum Lucam 3, 1-6.
Anno quintodécimo impérii Tibérii Caésaris, procuránte Póntio Piláto Iudaéam, tetrárcha áutem Galilaéae Heróde, Philíppo áutem fratre eius tetrárcha Ituraéae, et Trachonítidis regiónis, et Lysánia Abilínae tetrárcha, sub princípibus sacerdótum Anna et Cáipha: factum est verbum Dómini super Ioánnem, Zacharíae fílium, in desérto. Et venit in omnem regiónem Iordánis, praédicans baptísmum poeniténtiae in remissiónem peccatórum, sicut scriptum est in libro sermónum Isaíae prophétae: Vox clamántis in desérto: Paráte viam Dómini: rectas fácite sémitas eius: omnis vallis implébitur: et omnis mons, et collis humiliábitur: et erunt prava in dirécta: et áspera in vias planas: et vidébit omnis caro salutáre Dei.

Seguito del S. Vangelo secondo Luca 3, 1-6.
Nel quindicesimo anno dell’impero di Tiberio Cesare, quando era governatore della Giudea Ponzio Pilato, Erode tetrarca della Galilea e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della regione Traconitide e Lisania tetrarca di Abilene, quando erano sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola del Signore venne nel deserto su Giovanni, figlio di Zaccaria. E costui andò nelle terre intorno al Giordano, predicando il battesimo di penitenza in remissione dei peccati, come sta scritto nel libro del profeta Isaia: “Voce di uno che grida nel deserto / preparate la via del Signore / appianate i suoi sentieri / saranno colmate tutte le valli e i monti e i colli saranno abbassati / i sentieri tortuosi saranno rettificati e quelli scabrosi appianati / e ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”.

Per la terza volta di seguito, il vangelo proclamato nella liturgia tridentina riguarda la figura di san Giovanni Battista, il “precursore” di Gesù, come spesso viene indicato, cioé colui che ne ha preparato il ministero terreno con la predicazione e la penitenza. Per questa ragione, la Chiesa ha sempre indicato il Battista come il modello dell’uomo dell’Avvento.

È nell’anno 29 d.C. (quindicesimo anno del regno dell’imperatore Tiberio) quando il Battista iniziò il suo lavoro di predicazione. L’evangelista Luca, da medico e quindi da buon uomo di scienza, fu molto attento a fornire diversi dati sulla vita di Cristo per attestare ai suoi contemporanei la serietà, la verità e la verificabilità del suo lavoro di ricerca: ricordiamo infatti che, a differenza di san Matteo e san Giovanni, san Luca non fu un testimone diretto della vita di Cristo, ma aveva ricostruito tutta la vicenda interpellando diverse fonti, come la testimonianza di san Paolo (del quale fu discepolo, a sua volta una fonte indiretta), l’evangelista san Matteo (testimone diretto di Cristo, che scrisse il vangelo più antico dei quattro canonici) e probabilmente Maria, la madre di Cristo, chiaramente la fonte più affidabile di tutte, e chissà chi altri, le cui testimonianze gli permisero di scrivere il cosiddetto vangelo dell’infanzia, cioè i primi due capitoli, che rappresentano un unicum nei vangeli.

I riferimenti storici del vangelo devono però assumere – così come sicuramente accadeva per i cristiani del primo secolo – anche un significato spirituale, “mistagogico”, come diranno i teologi successivi, cioé un significato che introduca il credente battezzato a una consapevolezza maggiore della propria fede.

Dio infatti è certamente trascendente ogni cosa: egli è cioè talmente perfetto da essere superiore, da essere oltre ogni cosa: oltre lo spazio e oltre il tempo, ma anche oltre la comprensione umana. Così si palesa Dio nell’Antico Testamento al popolo di Israele e questa è la ragione per cui egli insegna a Mosè di non prestare culto di adorazione a nessuna immagine (idolo), proprio perché raffigurare Dio significherebbe negare in qualche modo la sua trascendenza. Ma noi sappiamo anche che Gesù Cristo è l’unione tra la vera essenza divina – come diciamo nel Credo, egli è “Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero – e la natura umana. Il trascendente incontra l’immanente in Cristo, ne fa un tutt’uno, pur mantenendo le giuste distinzioni.

Il divino scende dal Cielo (Incarnazione) per incontrare l’umano, riscattarlo, santificarlo e poi risalire di nuovo e riportarlo a sè (Ascensione). Quel Dio che non è raffigurabile è così umile che osa farsi raffigurare. L’unica possibile raffigurazione di Dio diventa quindi quella delle sue fattezze umane, quelle di Gesù Cristo, il quale diventa – come scrive san Paolo – “immagine del Dio invisibile (nota bene: in greco la parola per indicare ‘immagine’ è la stessa usata per indicare ‘idolo’: eidolon).

Incarnandosi, Dio si manifesta anche come Signore della Storia. La storia umana è un incrocio di spazio e tempo e appare agli occhi degli uomini esclusivamente come il risultato delle proprie scelte e delle proprie azioni, tutt’al più con il concorso di altre cause minori, ma pur sempre naturali. Ma l’evento storico di cui ci parla il vangelo e che introduce alla nascita di Cristo, ossia il grande censimento che Augusto fece “di tutta la terra”, ci mostra come in realtà Dio dirige in maniera segreta anche gli eventi storici, e persino gli eventi più nefasti concorrono, senza volerlo, per un bene maggiore e ineffabile.

Tutti gli uomini dell’Impero romano si mossero nelle città più vicine per farsi censire e nessuno di loro poteva sospettare che quell’atto così squisitamente politico agli occhi del mondo serviva in realtà per guidare un’oscura coppia di giudei, Maria e Giuseppe, a Betlemme, la “Casa del pane, dove secondo le profezie veterotestamentarie doveva nascere l’atteso Liberatore del genere umano.

Gaetano Masciullo