La perduta giustizia e il disordine dell’anima che ha seguito il peccato originale (Parte 2)

L'ECO di San Gabriele CHE SENSO DARE AL PECCATO ORIGINALE ...

Abbiamo visto nella scorsa parte la definizione di peccato originale: l’abito dell’anima umana consistente nella perdita della giustizia originale e quindi nella disposizione disordinata delle parti dell’anima.

Cos’è la giustizia originale?

Il peccato originale si chiama così perché si oppone alla giustizia originale ed è anzi la perdita di quest’ultima. Quando l’uomo fu creato da Dio, la sua volontà era interamente sottomessa alla volontà di Dio. Questo significa che l’uomo godeva della vera e piena libertà, perché in Dio sapeva agire nel migliore dei modi possibili.

Il peccato originale in quanto colpa è stato pertanto un atto del protogenitore, che la Bibbia chiama Adamo, che ha distrutto questa condizione di giustizia, dove Dio dava all’uomo tutto ciò che egli meritava in quanto uomo per vivere bene. La Genesi descrive questo stato primigenio attraverso le seguenti parole:

Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti». Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta». Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna.

Genesi 2, 15-24.



La giustizia è la virtù sociale per eccellenza: si fa un atto giusto quando si dà a qualcuno ciò che gli spetta di diritto. Nella sua condizione primigenia, l’uomo meritava da Dio tutto quanto era necessario per conservarlo perfetto.

Nel brano illustrato, infatti, leggiamo che Dio dona anzitutto l’eden, cioè il “giardino”, l’ambiente ottimale in cui vivere; quindi il nutrimento necessario per conservare la perfezione del corpo; quindi il dominio intellettuale e manuale sulle creature (“affinché lo coltivasse e lo custodisse”), attraverso l’atto squisitamente razionale di dare un nome alle cose – quindi di conoscerle e di comprenderle; infine, la perfezione sociale nell’istituzione del matrimonio naturale, con la creazione della donna e l’unione con questa; il perfetto controllo delle proprie pulsioni e dei propri istinti, come si evince dal fatto che i due protogenitori non provavano vergogna.

Il peccato originale si è opposto alla giustizia originale e ha rifiutato tutto quello che la volontà di Dio donava al genere umano.

Perché la perdita della giustizia originale ha disordinato le parti dell’anima umana?

Se consideriamo l’anima umana, possiamo individuare in essa tre parti, come ho già spiegato in questo video (e che ti consiglio di rivedere, qualora non dovessi ricordare o sapere quali esse siano). E’ infatti importante avere bene a mente la struttura dell’anima umana per andare avanti nel nostro discorso.

Nello stato di giustizia originale, la parte superiore dell’anima, quella razionale, dominava senza difetti le parti inferiori, quella sensitiva e quindi quella nutritiva. C’era un perfetto accordo, una perfetta armonia di subalternità delle facoltà inferiori nei riguardi delle facoltà superiori: e questo permetteva all’uomo di vivere con la pace interiore. Tutte le potenze umane obbedivano alla potenza della volontà, che muove le facoltà inferiori.

Dunque, per quanto riguarda la parte sensitiva dell’anima, l’uomo nello stato di giustizia originale godeva del perfetto dominio di sè. Il peccato originale ha invece causato la prima ferita, quella della concupiscenza, ossia della violenza delle passioni e degli istinti più bassi (eccitamento sessuale, fame, sete, sonno). Per questo motivo si può dire che il peccato originale è – materialmente – la concupiscenza, perché l’anima dell’uomo, nella condizione successiva alla Caduta, tende a vivere con una gerarchia psichica “invertita” rispetto a quella che dovrebbe essere secondo il progetto di Dio: non più la volontà comanda le facoltà inferiori, ma le facoltà inferiori (e in particolare i desideri) comandano sulla volontà. Per contrastare questa tendenza di natura corrotta, l’uomo non può permettersi di vivere spontaneamente, in base ai propri desideri. Deve invece combattere contro se stesso, contro le proprie tendenze negative, e anelare con fatica e costanza verso le cose vere e giuste.

Quali sono gli altri effetti del peccato originale?

Seguono quindi altre tre ferite principali del peccato originale:1Cfr. Tommaso d’Aquino, S.Th. I-II, q. 85 a. 3, co.; ad 2.

  • L’oscurità dell’intelletto, ossia l’ignoranza, cioè la difficoltà con la quale comprendiamo il mondo che ci circonda, la facilità con cui ci facciamo ingannare dai nostri sensi esterni e la difficoltà nell’esercitare la prudenza che è il cardine di tutte le virtù;
  • Segue quindi la debolezza della volontà, ossia la malizia, cioè la tendenza a desiderare le cose malvagie anche quando sappiamo che sono malvagie, per le ragioni suddette, perché la volontà, da regina delle facoltà quale era, si vede spodestata e costretta a essere serva delle pulsioni più infime;
  • La fragilità, che si oppone alla fortezza originale della facoltà irascibile2Clicca qui per ripassare le parti dell’anima umana secondo l’antropologia tommasiana. della nostra anima: siamo cioè più deboli nel contrastare gli ostacoli.

Ci sono poi ancora altri effetti del peccato originale.

  • Anzitutto, la morte e la corruttibilità della carne in generale (cioè la predisposizione ad ammalarsi, a nascere con determinate deformazioni o malattie genetiche, a invecchiare e indebolirsi, ecc.). E tuttavia, san Tommaso spiega che morte e corruttibilità non sono causate direttamente dal peccato originale, ma indirettamente, “nello stesso modo secondo cui è causa accidentale della caduta di una pietra che è su di una colonna uno che rimuove la colonna”.3Tommaso d’Aquino, S.Th. I-II, q. 85, a. 5, co. Infatti, la carne dell’uomo nella condizione di giustizia originale era integra perché sottomessa all’anima, che comanda la carne. Rimossa la giustizia e disordinata l’anima, anche la carne ne ha risentito diventando corruttibile, perché essa dipende dell’anima per vivere.
  • Un altro effetto è la perdita di quello che san Tommaso chiama il “doppio splendore dell’anima”, ossia il dono della sapienza, grazie alla quale l’uomo originale contemplava i misteri dell’essenza divina, e il dono della grazia, ossia l’amicizia – per così dire – tra l’uomo e Dio, l’alleanza, l’amore di Dio per l’uomo, che infonde nell’anima la qualità della beatitudine, cioè della partecipazione alla vita stessa di Dio.4Tommaso d’Aquino, S.Th. I-II, q. 110, a. 2, o. La conseguenza di questa morte della grazia è terribile: nessuno che muore con il peccato originale può accedere in paradiso dopo la morte, tranne in casi molto particolari e assai difficili da conseguire.5Da qui, la necessità del Battesimo per la salvezza

Continua nella terza parte.

Gaetano Masciullo