La Circoncisione di Cristo e la Purificazione di Maria

Questo commento è stato pubblicato sul blog della rettoria “Santa Toscana” in Verona.

Ottava di Natale. La Chiesa fa memoria – nella forma straordinaria del rito romano – della circoncisione di Cristo e della purificazione della Vergine Maria.

Sequéntia S. Evangélii secundum Lucam 2, 21.
In illo témpore: Postquam consummáti sunt dies octo, ut circumciderétur puer: vocátum est nomen eius Iesus, quod vocátum est ab Ángelo priúsquam in útero conciperétur.

Séguito del S. Vangelo secondo Luca 2, 21.
In quel tempo, dopo che furono trascorsi otto giorni, affinché il bambino fosse circonciso, fu chiamato con il nome Gesù, come era stato chiamato dall’Angelo prima di essere concepito nell’utero.

Nell’Antico Testamento, Dio ordinò al patriarca Abramo di circoncidere tutti i primogeniti maschi del popolo ebraico. Leggiamo infatti:

“Disse Dio ad Abramo: ‘Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione. Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra di voi ogni maschio. Vi lascerete circoncidere la carne del vostro membro e ciò sarà il segno dell’alleanza tra me e voi. Quando avrà otto giorni, sarà circonciso tra di voi ogni maschio di generazione in generazione, tanto quello nato in casa come quello comperato con denaro da qualunque straniero che non sia della tua stirpe. Deve essere circonciso chi è nato in casa e chi viene comperato con denaro; così la mia alleanza sussisterà nella vostra carne come alleanza perenne. Il maschio non circonciso, di cui cioè non sarà stata circoncisa la carne del membro, sia eliminato dal suo popolo: ha violato la mia alleanza».

Genesi 17, 9-14

Questa pratica, che agli occhi dei contemporanei potrebbe sembrare barbara o dettata da mere ragioni igieniche (come spesso storici e antropologi tendono a ridurre), è il simbolo carnale dell’Antica Alleanza, trasformato con la Nuova Alleanza nel sacramento definitivo del Battesimo, del quale la circoncisione ebraica era una semplice immagine.

A differenza del Battesimo, tuttavia, la circoncisione non era un sacramento, ma un mero segno, un simbolo spirituale. Il significato spirituale della circoncisione è il seguente: la natura non è più santa, è stata corrotta dal peccato originale, che si trasmette di generazione in generazione con il concorso sessuale, ed è necessaria una doppia azione per riportare la natura al suo stato di santità originaria. Da una parte, infatti, c’è l’azione di Dio con la sua grazia, ma c’è anche l’azione dell’uomo, nella sua libertà e responsabilità.

In tal senso, la circoncisione di Cristo assume un grande valore simbolico, perché quel bambino non è un ebreo tra tanti: Gesù Cristo è colui che porta a compimento la promessa implicitamente indicata nel rito della circoncisione.

Ecco perché, dopo la redenzione effettuata da Cristo sulla croce, il rito della circoncisione ha perso valore: perché la promessa indicata da quel gesto è stata portata a termine. Siamo nell’era di una nuova promessa: la resurrezione, annunciata e prefigurata nel Battesimo, che in più ha anche l’effetto reale di cancellare il peccato originale e i suoi effetti spirituali.

Questo stesso significato spirituale ci è indicato da san Tommaso d’Aquino con parole diverse: “la circoncisione – egli scrive – che si faceva tramite l’asportazione della membrana carnale del membro della generazione, significava lo spogliarsi della vecchia generazione. E da questa [generazione] vecchia siamo liberati mediante la passione di Cristo” (cfr. S.Th. III, q. 37, a. 1, ad 1). Spogliarsi della vecchia generazione significa appunto liberarsi dalla carne concepita nel peccato originale e proiettarsi verso il corpo glorioso e risorto futuro.

Oltre alla circoncisione di Cristo, la Chiesa fa memoria e medita la Purificazione di Maria al Tempio. La legge mosaica, infatti, imponeva alle donne di eseguire il seguente rito.

“Quando una donna sarà rimasta incinta e partorirà un maschio, sarà impura per sette giorni; sarà impura come nei giorni del suo ciclo mestruale. L’ottavo giorno il bambino sarà circonciso. La donna poi resterà ancora trentatré giorni a purificarsi del suo sangue; non toccherà nessuna cosa santa e non entrerà nel santuario finché non siano compiuti i giorni della sua purificazione. […] Quando i giorni della sua purificazione, per un figlio o per una figlia, saranno terminati, porterà al sacerdote, all’ingresso della tenda di convegno, un agnello di un anno come olocausto e un giovane piccione o una tortora come sacrificio per il peccato. Il sacerdote li offrirà davanti al SIGNORE e farà l’espiazione per lei; così ella sarà purificata del flusso del suo sangue. Questa è la legge relativa alla donna che partorisce un maschio o una femmina. Se non ha mezzi per offrire un agnello, prenderà due tortore o due giovani piccioni: uno per l’olocausto e l’altro per il sacrificio per il peccato. Il sacerdote farà l’espiazione per lei, ed ella sarà pura”

(Levitico 12, 2-4.6-8)

E’ interessante notare come la famiglia di san Giuseppe e della Madonna si trovasse in quel momento in evidenti strettezze economiche, se – come ci dice l’evangelista san Luca – gli animali comprati per il sacrificio rituale furono “una coppia di tortore o di giovani colombi” (Lc 2, 24), cioè quanto prescritto dalla Legge di Mosè per coloro che non avevano mezzi per offrire un agnello, evidentemente più costoso da acquistare.

La Madonna, com’è noto (e come presumibilmente ella stessa sapeva per rivelazione privata), fu concepita esente dal peccato originale e pertanto, a rigor di logica, aveva il buon diritto di sottrarsi al rito di Purificazione (il cui significato è speculare a quello della circoncisione per il maschio). Ciononostante, così come Cristo si sottopose alla circoncisione, anche Maria volle sottoporsi alla purificazione, per mostrare obbedienza alla volontà di Dio, ma anche per prefigurare il ruolo che ella avrebbe avuto nella purificazione dell’umanità tramite il concepimento di un così grande Redentore.

Gaetano Masciullo