Il perdono di Dio ci dona l’agilità dello spirito

Questo commento è stato pubblicato sul blog della Rettoria “Santa Toscana” in Verona.

Ferrari, Pietro Melchiorre (1761). Guarigione del paralitico [Olio su tela]. Parma, Galleria Nazionale.

Sequéntia S. Evangélii secundum Matthaéum, 9, 1-8.
In illo témpore: Ascéndens Iesus in navículam, transfretávit et venit in civitátem suam. Et ecce offerébant ei paralyticum iacéntem in lecto. Et videns Iesus fidem illórum, díxit paralytico: Confíde, fíli, remittúntur tibi peccáta tua. Et ecce quidam de scribis dixérunt intra se: Hic blasphémat. Et cum vidísset Iesus cogitatiónes eórum, dixit: Ut quid cogitátis mala in córdibus vestris? Quid est facílius dícere: Dimittúntur tibi peccata tua, an dícere: Surge et ámbula? Ut áutem sciátis, quia Fílius hóminis habet potestátem in terra dimitténdi peccáta, tunc ait paralytico: Surge, tolle lectum tuum, et vade in domum tuam. Et surréxit, et ábiit in domum suam. Vidéntes áutem turbae timuérunt, et glorificavérunt Deum, qui dedit potestátem talem homínibus.

Seguito dal Vangelo secondo Matteo, 9, 1-8.
In quel tempo: Gesú, salito su una barca, ripassò il lago e andò nella sua città. Quando ecco che gli presentarono un paralitico giacente nel letto. Veduta la loro fede, Gesú disse al paralitico: “Figlio, abbi fede: ti sono perdonati i tuoi peccati”. Subito alcuni scribi dissero in cuor loro: “Costui bestemmia”. E Gesú, avendo visto i loro pensieri, rispose: “Perché pensate male in cuor vostro? Cos’è piú facile dire: ‘Ti sono perdonati i tuoi peccati’, o dire: ‘Alzati e cammina?’. Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sopra la terra di rimettere i peccati: Alzati – disse al paralitico – prendi il tuo letto e vattene a casa tua”. E quegli si alzò e se ne andò a casa sua. Vedendo ciò, le turbe si intimorirono e glorificarono Iddio che diede agli uomini tanto potere.

Nel brano di vangelo proclamato nella XVIII Domenica dopo Pentecoste, la Chiesa ci presenta un altro episodio di miracolo corporale eseguito da Gesù. L’episodio è celebre: si tratta della guarigione del paralitico, eseguito a dimostrazione del potere soprannaturale di Cristo di perdonare i peccati.

Come è valso per gli altri episodi di miracoli corporali, anche in questo caso dobbiamo seguire la sapiente indicazione dei Padri e Dottori della Chiesa, che consigliano di vedere in questi prodigi non solo fatti storici, ma anche immagini e insegnamenti spirituali. Il paralitico è un uomo che è impossibilitato a muoversi, pur rimanendo perfettamente cosciente di se stesso e di ciò che lo circonda.

In quanto Dio, Cristo conosce i pensieri inespressi degli uomini. La sincera contrizione del paralitico assicura il perdono divino, ma gli scribi – che non compresero la situazione e che ben sapevano che solo Dio ha il potere di perdonare – accusarono l’uomo Gesù di arrogarsi un diritto proprio della divinità. Il miracolo serve dunque a dimostrare agli uomini che ciò che egli dice è vero e che egli non ha solo una natura umana, ma anche una divina. L’essere umano infatti conosce ciò che è metafisico e universale a partire da ciò che è sensibile e particolare. Cristo conosce la natura umana in quanto ne è il creatore e viene incontro ad essa. Egli non pretende che gli uomini comprendano immediatamente ciò che non è facilmente comprensibile a causa dei limiti dell’intelletto umano.

Il miracolo del paralitico è perciò anche una metafora della Rivelazione divina. Egli rende manifesto all’uomo tramite opere sensibili ciò che per se stesso è inaccessibile alla mente umana.

Ma c’è anche un altro modo interessante con cui si può leggere l’episodio. Sembra quasi che Gesù voglia insegnarci con questo miracolo che il peccato rende paralitico il nostro spirito e che solo il suo perdono riesce a donargli di nuovo “agilità”, intendendo con questo termine la capacità di fare il bene e di acquistare meriti agli occhi di Dio.

Infatti, il Catechismo insegna che il peccato mortale ci rende indegni della vita eterna (per questo si chiama mortale) e rende le nostre opere buone prive di merito. Non chiunque fa atti di bontà, infatti, fa atti di carità. La carità segue la fede e la speranza, non viene prima, ed è come la perfezione di quelle due virtù.

Gaetano Masciullo