1. Mussolini NoVax

In questi ultimi anni di cosiddetta emergenza sanitaria, sono stati numerosi – soprattutto sui social – i novax, anche cattolici, che hanno manifestato in maniera più o meno velata sentimenti nostalgici per il fascismo, convinti forse che lui, che faceva arrivare i treni sempre in perfetto orario, non avrebbe permesso una vaccinazione di massa sul popolo italiano, che lui avrebbe garantito davvero i nostri interessi sanitari e medici.

Eppure, la storia ci dice qualcosa di ben diverso. È interessante a questo proposito scoprire come, nella storia del fascismo italiano, ci siano stati in realtà episodi legati a vaccinazioni forzate eseguite per volontà dello Stato ai danni di poveri e inermi cittadini. Voglio raccontarvi uno solo di questi episodi, per farvi capire come in realtà, in quanto cattolici, non dobbiamo e non possiamo illuderci mai di trovare in questo o in quello statista la soluzione definitiva alla nostra libertà e alla nostra sicurezza.

Ho letto recentemente il libro del giornalista Aldo Cazzullo, Mussolini il capobanda, un libro inchiesta sulle pagine meno note del fascismo. Ora, al di là del giudizio che si può dare sulle simpatie politiche dell’autore, ho trovato il libro molto interessante, anzitutto perché non riporta opinioni personali ma ricerche storiche e le ricerche storiche, quando sono ben condotte, sono sempre oggettive; e poi perché mi ha fornito utili spunti di riflessione per ridimensionare la nostalgia filo-fascista che serpeggia purtroppo tra certi novax cattolici.

Siamo nel 1933, a Gruaro, un paesino in provincia di Venezia, non molto distante quindi da Verona, dove ha sede la nostra casa editrice. L’anagrafe registra improvvisamente un’impennata del numero di bambini morti per paralisi, difterite e altre complicazioni. Nessuno riesce tuttavia a capire l’origine di questa strage. La verità è emersa solo anni dopo la guerra, quando alcuni giornalisti hanno deciso di riprendere in mano la vicenda e approfondire. Il regime fascista aveva deciso all’epoca di vietare la vaccinazione contro la difterite perché di produzione straniera e Mussolini aveva invece incoraggiato la ricerca per produrre un “vaccino autarchico”, totalmente made in Italy, che costasse poco e richiedesse un’unica dose.

Nonostante la contrarietà dei medici del posto e l’opposizione del clero, le camicie nere riescono a corrompere molti sacerdoti cattolici affinché convincano i propri parrocchiani a sottoporsi a questa sperimentazione vaccinale. Il vaccino però è tutt’altro che sicuro: i contenitori non sono trattati secondo metodi appropriati, il batterio viene iniettato ancora vivo, il personale sanitario non è formato a dovere, e così via.

Non passa molto tempo che gli effetti collaterali iniziano a vedersi tra i poveri bambini che erano stati sottoposti a quel crudele esperimento medico. Il conteggio finale è quello di ventotto bambini morti in seguito all’inoculazione del vaccino italiano anti-difterite, tra dolori lancinanti e paralisi fulminee; tantissimi sono invece i bambini che sopravvivono, condannati a vivere per sempre su una sedia a rotelle.

A un certo punto, il numero di reazioni avverse è così alto che i fascisti non riescono più a contenere il silenzio e si vedono costretti a “convincere” economicamente le famiglie a non parlare, a non diffondere la voce. A Gruaro vivono soltanto famiglie contadine e settemila lire sono una cifra grandiosa, mai vista in un’intera vita di fatica. Grossomodo corrispondono a ottomila euro di oggi: i contadini accettano senza esitare, e non parlano.

La strage fu dimenticata presto, ma a quale prezzo?