Che grano e zizzania crescano insieme!

Questo commento è stato pubblicato sul blog della Rettoria “Santa Toscana” in Verona.

Lasciate che il grano e la zizzania crescano insieme fino ...

Sequéntia S. Evangélii secundum Matthaéum 13, 24-30.
In illo témpore: Dixit Iesus turbis parábolam hanc: Símile factum est regnum coelórum hómini, qui seminávit bonum semen in agro suo. Cum áutem dormírent hómines, venit inimícus eius, et superseminávit zizánia in médio trítici, et ábiit. Cum áutem crevísset herba, et fructum fecísset, tunc apparuérunt et zizánia. Accedéntes áutem servi patrisfamílias, dixérunt ei: Dómine, nonne bonum semen seminásti in agro tuo? Unde ergo habet zizánia? Et ait illis: Inimícus homo hoc fecit. Servi áutem dixérunt ei: Vis, imus, et collígimus ea? Et ait: Non, ne forte colligéntes zizánia, eradicétis simul cum eis et tríticum. Sínite útraque créscere usque ad messem, et in témpore messis dicam messóribus: Collígite primum zizánia, et alligáte ea in fascículos ad comburéndum, tríticum áutem congregáte in hórreum meum.

Seguito del S. Vangelo secondo Matteo 13, 24-30.
In quel tempo: Gesù disse alle turbe questa parabola: “Il regno dei cieli è simile a un uomo che seminò buon
seme nel suo campo. Ma nel tempo che gli uomini dormivano, il suo nemico andò e seminò della zizzania
in mezzo al grano e partì. Cresciuta poi l’erba e venuta a frutto, comparve anche la zizzania. E i servi del padre di famiglia, accostatisi, gli dissero: ‘Signore, non hai seminato buon seme nel tuo campo? Da dove
dunque è venuta la zizzania?’. Ed egli rispose loro: ‘Qualche nemico ha fatto questo’. E i servi gli dissero: ‘Vuoi che andiamo a coglierla?’. Ed egli rispose: ‘No, perché cogliendo la zizzania non strappiate con essa anche il grano. Lasciate che l’uno e l’altra crescano sino alla messe e, al tempo della messe, dirò ai mietitori: Strappate per prima la zizzania e lagatela in fastelli per bruciarla e il grano raccoglietelo nel mio granaio'”.

Come scrive sant’Agostino, il buon Dio, il Padre dell’umana famiglia, ha ordinato ai suoi servi – attraverso questa parabola di Cristo – di tollerare la zizzania, non di separarla. Se questo è valido nella Chiesa, che rimane la suprema autorità in questo mondo, nonostante le ideologie e le filosofie avverse e nonostante coloro che combattono il cattolicesimo addirittura da dentro la Chiesa stessa, figurarsi per gli Stati, che tante volte hanno purtroppo preteso di punire ed escludere dalla società (o addirittura dalla vita) alcune persone, per la sola ragione di aver pensato o espresso cose scomode per la politica, se non addirittura di essere in una determinata maniera.

Ci sono casi in cui non solo è possibile, ma anche doveroso, punire ed escludere dalla Chiesa. Lo stesso Cristo lo comanda in altre parti del vangelo (vedi per esempio Matteo 18, 17) e, del resto, la Chiesa cattolica ha da sempre utilizzato, per mandato divino, l’arma della scomunica verso coloro che impenitentemente si sono opposti al Vangelo. Così come la politica deve condannare, quando qualcuno viola il diritto della proprietà.

Ma questa parabola vuole formarci e istruirci su un livello differente. Essa ci indica la via giusta da seguire per quanto riguarda il nostro modo di giudicare le azioni del prossimo e, ancora prima, le sue intenzioni. Solo Dio conosce il cuore dell’uomo. Il vangelo non ci dice di non giudicare, ma di non giudicare male, “perché con la misura con cui giudicherete sarete giudicati da Dio”. Altrove ci dice chiaramente: “Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!” (Giovanni 7, 24). Nel dubbio, meglio tacere: “Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno” (Giovanni 8, 15). Il Catechismo non a caso insegna che il giudizio temerario (cioè quello dato senza avere prove evidenti di quanto si sostiene) è peccato mortale contro l’ottavo comandamento (cfr. Catechismo di san Pio X, q. 450; 454).

Sant’Agostino spiega mirabilmente perché non bisogna sradicare la zizzania dalla Chiesa. Egli scrive: “tra gli uomini e le vere spighe e la zizzania corre questa differenza: quanto alle cose che sono nel campo, la spiga rimane spiga, la zizzania rimane zizzania; al contrario, nel campo del Signore, cioè nella Chiesa, chi è frumento si cambia talora in zizzania e quelli che sono zizzania si cambiano talora in frumento: poiché nessuno sa cosa avverrà domani”.

Gaetano Masciullo