Cos’è il Mammona dei vangeli?

Questo commento è stato pubblicato sul blog della rettoria di Santa Toscana in Verona.

Il dio della mitologia romana Plutone, il dio dell’avarizia, era considerato figlio del dio Ade, il dio degli inferi.

Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthǽum 6,24-33.
In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Nemo potest duóbus dóminis servíre: aut enim unum ódio habébit, et álterum díliget: aut unum sustinébit, et álterum contémnet. Non potéstis Deo servíre et mammónæ. Ideo dico vobis, ne sollíciti sitis ánimæ vestræ, quid manducétis, neque córpori vestro, quid induámini. Nonne ánima plus est quam esca: et corpus plus quam vestiméntum? Respícite volatília cœli, quóniam non serunt neque metunt neque cóngregant in hórrea: et Pater vester cœléstis pascit illa. Nonne vos magis pluris estis illis? Quis autem vestrum cógitans potest adiícere ad statúram suam cúbitum unum? Et de vestiménto quid sollíciti estis? Consideráte lília agri, quómodo crescunt: non labórant neque nent. Dico autem vobis, quóniam nec Sálomon in omni glória sua coopértus est sicut unum ex istis. Si autem fænum agri, quod hódie est et cras in clíbanum míttitur, Deus sic vestit: quanto magis vos módicæ fídei? Nolíte ergo sollíciti esse, dicéntes: Quid manducábimus aut quid bibémus aut quo operiémur? Hæc enim ómnia gentes inquírunt. Scit enim Pater vester, quia his ómnibus indigétis. Quǽrite ergo primum regnum Dei et iustítiam eius: et hæc ómnia adiiciéntur vobis.

Seguito del S. Vangelo secondo Matteo 6,24-33.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Nessuno può servire due padroni. Infatti, o avrà in odio l’uno e amerà l’altro, o si affezionerà all’uno e non farà caso all’altro. Non potete servire Dio e mammona. Perciò vi dico: non preoccupatevi di quello che mangerete né di che vi vestirete: l’anima non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo, che non seminano e non mietono, non accumulano nei granai e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete più di quelli? Chi di voi, angustiandosi, può allungare di un palmo la sua vita? E perché mai siete preoccupati per i vostri vestiti? Guardate come crescono i gigli del campo: eppure non lavorano né filano. Tuttavia, vi dico che neppure Salomone, nello splendore della sua gloria, fu mai vestito come uno di essi. Ora, se Dio veste così l’erba del prato, che oggi esiste e domani sarà gettata nel fuoco, quanto maggiormente voi, o uomini di poca fede? Non siate dunque preoccupati dicendo: che mangeremo o che berremo o di che ci vestiremo? Sono i gentili che cercano queste cose. Mentre il Padre vostro sa che voi avete bisogno di tutto ciò. Cercate prima, quindi, il regno di Dio e la sua giustizia e ogni altra cosa vi verrà data in più.

Il Signore, nel vangelo proclamato, pone il cattolico dinanzi a una scelta netta: si è con Dio oppure con mammona. Non c’è una terza via. Bisogna però capire cosa significa il nome “mammona”.

Mammona è, secondo la tradizione religiosa cananea, il nome di un demone. Solitamente si dice che è il demone della ricchezza, ma più precisamente è il demone legato all’accumulo disonesto della ricchezza e al suo uso smodato. Quindi, più che il dio del denaro, Mammona è il dio del lusso e dell’avarizia.

Raffigurazione di Mammona, fatta dall’artista francese Louis Le Breton (1818-1866).

Come abbiamo già detto in altre occasioni, infatti, l’etica cattolica insegna che il denaro per se stesso (come tutti i mezzi umani) non è nè buono nè cattivo. La bontà e malizia etica dipendono dall’uso che si fa del denaro stesso o dal modo con cui lo si è procurato.

Più generalmente, però, Mammona indica ogni forma di attaccamento alle cose materiali. Non solo i soldi, dunque, ma qualunque cosa terrena può schiavizzare il cuore dell’uomo, cioé la sua volontà. E l’analisi di Nostro Signore è molto esplicita a tale riguardo. Qualcuno può illudersi di servire Dio, anche se il principale obiettivo della sua vita è un altro: vivere nel lusso, ambire al potere politico, darsi alla bella vita. Invece, dicendo che «o si affezionerà all’uno e non farà caso all’altro», Gesù ci dice di dare chiare priorità alla nostra vita.

In questo brano del vangelo, Gesù condanna in maniera esplicita il consumismo.

Attenzione: ricchezza e consumismo non sono necessariamente collegati, come una certa demagogia vorrebbe far credere da qualche secolo a questa parte. Il consumismo è l’atteggiamento compulsivo per cui l’essere umano ricerca la propria felicità nelle merci acquistate, così che, appena esce un nuovo iPhone o un nuovo vestito griffato, subito l’individuo avverte l’esigenza di rinnovare il catalogo dei propri averi per sentirsi felice. Ma è una felicità falsa, effimera, che lascia subito un vuoto radicale nell’anima.

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Un grande papa: Leone XIII

Cristo dice: «Non preoccupatevi di quello che mangerete o di come vestirete: l’anima non vale più del cibo e il corpo più del vestito?». Con questo, non vuole dirci che dobbiamo vivere senza curarci dei mezzi necessari per sostentarci, ma di essere moderati e soprattutto di affidarci alla Provvidenza.

Per questo, Cristo prosegue a dire: «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e ogni altra cosa vi sarà data in più». La terapia all’atteggiamento malato del consumismo è l’etica del risparmio, che la Chiesa cattolica ha sempre raccomandato, in maniera particolare negli ultimi secoli di dottrina sociale, a cominciare dalle grandi encicliche di Leone XIII.

Se uno mette al primo posto la ricerca della Verità e la crescita nella grazia, di conseguenza ricercherà e userà anche i mezzi materiali in maniera tali da metterli al servizio della giustizia del regno, cioé a maggiore gloria di Dio e per il bene del prossimo. E il Signore provvederà, secondo meriti e bisogni, in misure che noi ignoriamo, perché conosce le intenzioni di ognuno.

Gaetano Masciullo