Mercoledì delle Ceneri. Perché ci sono tre generi di penitenza?

Questo commento è stato pubblicato sul blog della Rettoria “Santa Toscana” in Verona.

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Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaéum 6, 16-21.
In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Cum ieiunátis, nolíte fíeri sicut hypócritae, tristes. Extérminant enim fácies suas, ut appáreant homínibus ieiunántes. Amen dico vobis, quia recepérunt mercédem suam. Tu autem, cum jejúnas, unge caput tuum, et fáciem tuam lava, ne videáris homínibus ieiúnans, sed Patri tuo, qui est in abscóndito: et Pater tuus, qui videt in abscóndito, reddet tibi. Nolíte thesaurizáre vobis thesáuros in terra: ubi aerúgo, et tínea demolítur: et ubi fures effódiunt et furántur. Thesaurizáte autem vobis thesáuros in caelo: ubi neque aerúgo, neque tínea demolítur ; et ubi fures non effódiunt nec furántur. Ubi enim est thesáurus tuus, ibi
est et cor tuum.

Seguito del S. Vangelo secondo Matteo 6, 16-21.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: Quando digiunate non fate i malinconici, come gli ipocriti, che sfigurano il proprio volto per far vedere agli uomini che digiunano. In verità, vi dico che hanno già ricevuta la loro ricompensa. Ma tu, quando digiuni, profumati la testa e lavati la faccia: che il tuo digiuno sia noto, non agli uomini, ma al Padre tuo celeste, il quale sta nel segreto: e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. Non cercate di accumulare tesori sopra la terra, dove la ruggine e la tignola consumano, e dove i ladri disotterrano e rubano. Procurate di accumulare tesori nel cielo, dove la ruggine e la tignola non consumano, e dove i ladri non disotterrano e non rubano. Poiché dov’è il tuo tesoro, lì è il tuo cuore.

Il Mercoledì delle Ceneri segna da tradizione l’inizio del periodo della Quaresima, il tempo di penitenza e di preparazione spirituale ai Misteri fondamentali della nostra salvezza, ossia la Passione e Morte di Cristo, che ci hanno redenti dal peccato originale e dai peccati personali, e infine alla Pasqua di Resurrezione.

Il tema di questo giorno non può dunque che essere quello portante del periodo quaresimale, ossia la penitenza. Ma cosa è esattamente la penitenza, secondo la dottrina cattolica?

Per comprendere, dobbiamo anzitutto partire dal presupposto che ogni peccato implica una colpa, che non implica solo un demerito agli occhi di Dio, ma anche una vera e propria macchia nella propria anima. Così infatti disse Dio a re Salomone, dopo che questi peccò: “Hai messo una macchia sulla tua gloria” (Siracide 47, 20).




Cosa si intende precisamente per macchia? Ebbene, dal momento che il peccato è l’adesione disordinata – cioè contraria all’ordine, al fine per cui le cose esistono – della volontà a qualcosa di esterno, e dal momento che la volontà – a differenza dell’intelletto – spinge l’uomo a unirsi alle cose che desidera, come quando l’olio lascia una macchia su un vestito con il quale è entrato in contatto, così una cosa esterna quando è usata male lascia una macchia nella volontà. E tale macchia permane nell’anima.

Leggiamo infatti nella Scrittura: “Non vi basta che peccaste a Peor e che fino al giorno d’oggi permane ancora in voi la macchia di quel peccato?” (Giosuè 22,17). La macchia del peccato è dunque qualcosa che rimane in noi.

Tutti i vizi, infatti, nascono dalla ripetizione di atti disordinati, cioè di singoli peccati, che poi mutano l’anima in maniera tale da desiderare spontaneamente quel genere di azioni: in altre parole, i peccati abituano l’anima a desiderare altri peccati dello stesso genere. L’unico modo con cui è possibile rimuovere la macchia del peccato è il Sacramento della Riconciliazione. Infatti, solo la grazia di Dio è talmente potente da rimuovere anzitutto il demerito agli occhi di Dio, ma anche la macchia che oscura quello che san Tommaso d’Aquino chiamava il “doppio splendore dell’anima umana”,1Tommaso d’Aquino, S.Th. I-II, q. 86. ossia il lume della ragione che proviene dalla nostra natura e quello che ci viene donato da Dio.

E però non basta la Confessione per riportare l’uomo allo stato precedente all’atto peccaminoso. San Tommaso d’Aquino fa un esempio molto efficace per spiegare questo punto. Se uno si allontana dalla propria casa, e poi capisce che ha fatto male ad allontanarsi, non basta fermare il proprio movimento per tornare in casa propria: è necessario che faccia un atto contrario per ritornarci.2Cfr. Tommaso d’Aquino, S.Th. I-II, q. 86, a. 2, co.

Così vale per la nostra volontà. Non basta fermare l’inclinazione al male tramite la Confessione e l’intervento della grazia: bisogna fare un moto contrario verso il bene, bisogna cioé educarsi a volere il bene per avviare un processo di generazione della virtù.

E questo processo contrario al moto del peccato è la penitenza. Bisogna considerare che Dio concede all’uomo tre tipi di beni: i beni del corpo – come il cibo e la sessualità – il beni dello spirito – come la conoscenza della verità – e i beni esteriori – come i soldi, i vestiti, la casa, e così via. Quando usiamo male questi beni, commettiamo un peccato.

Così, per esempio, la lussuria è un peccato contro un bene del corpo, qual è la sessualità; la bestemmia o l’ignoranza sono peccati contro alcuni beni dello spirito; l’avarizia e la prodigalità sono peccati contro beni esteriori; e così via.

Dal momento che ci sono quindi tre generi sommi di peccato, perché tre sono i generi sommi di beni contro i quali si pecca, ci saranno conseguentemente tre generi di penitenza. E ce ne parla Gesù stesso nel capitolo 6 di Matteo: l’elemosina, la preghiera e il digiuno.

L’elemosina, quindi, è il moto contrario ai peccati contro i beni esteriori, quel moto che ci spinge a usarli ordinatamente; la preghiera è il moto contrario ai peccati contro i beni dello spirito; il digiuno, infine, è il moto contrario ai peccati contro i beni del corpo.

Gaetano Masciullo