In che modo Dio controlla le forze naturali?

Questo commento è stato pubblicato sul blog della Rettoria “Santa Toscana” in Verona.

Il Vangelo del giorno. Commenti e approfondimenti: Martedì ...
IV Domenica dopo l’Epifania

Sequéntia S. Evangélii secundum Matthaéum 8, 23-27.
In illo témpore: Ascendénte Iesu in navículam, secúti sunt eum discípuli eius: et ecce motus magnus factus est in mari, ita ut navícula operirétur flúctibus, ipse vero dormiébat. Et accessérunt ad eum discípuli eius, et suscitavérunt eum dicéntes: Dómine, salva nos, perímus. Et dicit eis Iesus: Quid timidi estis, módicae fídei? Tunc súrgens, imperávit ventis et mari, et facta est tranquíllitas magna. Porro hómines miráti sunt, dicéntes: Qualis est hic, quia venti et mare obédiunt ei?

Séguito del S. Vangelo secondo Matteo 8, 23-27.
In quel tempo, essendo poi Gesù salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva. Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, uomini di poca fede?». Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia. I presenti furono presi da stupore e dicevano: «Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?».

Il vangelo proclamato in questa Domenica dà avvio a due riflessioni teologiche molto interessanti quanto importanti. La prima, di carattere spirituale allegorico, riguarda il rapporto tra Cristo e la Chiesa, rappresentata dalla barca travolta dalla tempesta. Sempre, nella storia del cristianesimo, la Chiesa è apparsa minoritaria, odiata, perseguitata, tante volte è apparsa sull’orlo di crollare e sparire definitivamente.

Così, nei primi secoli, fino all’avvento di Costantino nel IV secolo, i cristiani hanno vissuto un alternarsi di persecuzioni e periodi di relativa pace ed era diffusa tra i credenti la convinzione che la fine del mondo fosse prossima, mentre i pagani erano convinti che la nuova fede in “uno schiavo crocifisso” sarebbe sparita con la minaccia e la spada. Quando pensiamo ai primi secoli della Chiesa, ci immaginiamo un periodo aureo della fede, scandito dal sangue dei martiri e da gloriose professioni, ma in realtà quelli che furono martiri, cioé che resistettero fino alla tortura e alla pena capitale, erano minoritari tra i credenti.

I santi martiri non dovettero opporsi soltanto ai nemici esterni alla Chiesa, ma anche (e forse soprattutto) a quei cristiani che, non avendo fortezza, si piegavano facilmente ai ricatti del potere imperiale e rinnegavano facilmente Cristo per avere salva la vita. “In fondo – dovevano pensare questi ultimi – Dio solo legge il cuore dell’uomo e anche se brucerò l’incenso davanti alla figura dell’imperatore, egli saprà che nel mio cuore riconosco solo lui come Dio“. Quanti oggi penserebbero la stessa cosa?

La storia della Chiesa, anche dopo la diffusione capillare del cristianesimo in Europa e poi nel mondo, ha sempre visto l’alternarsi di trionfi e gravi crisi e persecuzioni. Questa che stiamo vivendo non è certamente la crisi maggiore, ma solo una delle tante, con i caratteri che le sono peculiari.

L’episodio di oggi ci tranquillizza quindi sul fatto che Cristo è Signore della storia. Quando la barca di Pietro, che è la Chiesa, sembra essere sopraffatta dalle onde del mondo (il mare è sempre nel linguaggio biblico simbolo del mondo, che è uno dei nemici della salvezza dell’uomo) e Dio sembra dormire, cioé essere indifferente alle persecuzioni, ecco che in realtà “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8, 28).

C’è poi una seconda riflessione che scaturisce da questo episodio, in qualche modo collegato anche alla prima. Si tratta di una riflessione di carattere teologico – cosmologico: in che modo Dio controlla le forze naturali?

Sappiamo infatti che Dio è creatore, e quindi tutto ciò che esiste a livello naturale e soprannaturale dipende ultimamente da lui solo. Sappiamo anche che la creazione è terminata: cioè tutti gli elementi ultimi che compongono la realtà naturale esistono già e generano nuove cose, nuovi composti, come per rimescolamento e adattamento (potremmo così cristianizzare il motto di Lavoisier: “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”).

Ma, se la creazione è perfetta, cioè compiuta, Dio comunque non rimane indifferente nei suoi confronti. Dio non è un orologiaio che, dopo aver prodotto l’orologio e appeso al muro, bada ai fatti suoi. E’ nella natura di Dio infatti essere – come diceva un filosofo medievale – bonum diffusivum sui, “bene diffusivo di se stesso”. C’è dunque un’azione di Provvidenza e di governo da parte di Dio delle cose create.

Quello che a noi appare come casuale in natura, perché non sappiamo vedere le ragioni ultimissime degli eventi, in realtà avviene sempre sotto l’occhio vigile e provvidente di Dio. Dio, nel creare il mondo, ha stabilito leggi fisiche ben precise e inderogabili e gli eventi naturali come le stagioni, le intemperie, il clima favorevole, ma anche gli eventi più inquietanti come i terremoti, i maremoti, gli uragani, rispondono certamente a questo grande meccanismo autonomo che è la natura (anche se – il credente lo sa – anche la natura soffre, in una maniera misteriosa, le conseguenze del peccato originale commesso dall’uomo).

Ma Dio è sovrano delle leggi che egli stesso ha creato e può certamente interromperle o addirittura abolirle quando vuole: se non lo fa, è perché Dio fa tutto nel migliore dei modi e quindi non avrebbe senso creare il meglio per poi sostituirlo con ciò che è peggio.

Eppure, Dio consente spesso il male nella natura corrotta (malattie, e altre gravi cose) per istruire anche spiritualmente l’uomo, proprio come fa nel vangelo di oggi. Dio consente la tempesta per mostrare la propria forza e rivelare ancora una volta la natura divina di Cristo agli apostoli. Quando Dio interviene senza badare alle altrimenti inderogabili e ordinarie leggi fisiche, si dice che si ha un prodigio o un miracolo.

Gaetano Masciullo