Perché lo Spirito Santo è detto Paraclito?

Questo commento è stato pubblicato sul blog della Rettoria Santa Toscana in Verona.

Pentecost and the fires in our cities | Angelus News

Sequéntia S. Evangélii secundum Ioánnem 14, 23-31.
In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Si quis díligit me, sermónem meum servábit, et Pater meus díliget eum, et ad eum veniémus, et mansiónem apud eum faciémus: qui non díligit me, sermónes meos non servat. Et sermónem quem audístis, non est meus: sed eius, qui misit me, Patris. Haec locútus sum vobis, apud vos manens. Paráclitus autem Spíritus Sanctus, quem mittet Pater in nómine meo, ille vos docébit ómnia, et súggeret vobis ómnia, quaecúmque díxero vobis.
Pacem relínquo vobis, pacem meam do vobis: non quómodo mundus dat, ego do vobis. Non turbétur cor vestrum, neque formídet. Audístis quia ego dixi vobis: Vado, et vénio ad vos. Si diligerétis me, gauderétis útique, quia vado ad Patrem, quia Pater maior me est. Et nunc dixi
vobis priúsquam fiat: ut cum factum fúerit, credátis. Iam non multa loquar vobíscum. Venit enim prínceps mundi huius, et in me non habet quidquam. Sed ut cognóscat mundus, quia díligo Patrem, et sicut mandátum dedit mihi Pater, sic fácio.

Seguito del S. Vangelo secondo Giovanni 14, 23-31.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Chiunque mi ama osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e verremo da lui e faremo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole. E la parola che avete udito non è mia, ma del Padre, di colui che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto mentre vivevo con voi. Il Paraclito, poi, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel nome mio, insegnerà a voi ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. Vi lascio la pace, vi dò la mia pace: ve la dò non come la dà il mondo. Non si turbi il vostro cuore, né si impaurisca. Avete udito che vi ho detto: vado e vengo a voi. Se voi mi amaste, vi rallegrereste certamente che io vado al Padre, perché il Padre è maggiore di me. Ve l’ho detto adesso, prima che succeda: affinché, quando ciò sia avvenuto, crediate. Non parlerò ancora molto con voi. Viene il principe di questo mondo ed egli non ha alcun potere su di me; ma bisogna che il mondo sappia che amo il Padre e agisco conformemente al mandato che il Padre mi ha dato.

La Pentecoste conclude il tempo di Pasqua. Essa è l’ultimo giorno utile per assolvere a uno dei cinque precetti generali della Chiesa, ossia quello di “confessarsi e comunicarsi almeno una volta all’anno, sotto pena di peccato grave”.

Questa grande solennità è meglio compresa se analizziamo la sua origine nell’Antico Testamento. La Pentecoste, infatti, fu istituita dal popolo ebraico per commemorare la fine della mietitura del grano e prendeva nome di Shavuot, cioè “Festa delle settimane”. Le settimane che ci sono tra Pasqua e Pentecoste sono appunto sette e quindi la Pentecoste segna la fine di una “settimana di settimane”: indica così perfezione e compimento. Il popolo ebraico, ancora oggi, commemora in questo giorno la consegna della Legge a Mosè da parte di Dio sul Sinai.

Con la venuta di Nostro Signore, la Pentecoste ha assunto un significato più universale. Cinquanta giorni dopo la Resurrezione, lo Spirito Santo scese sugli apostoli e su Maria per confermarli nella Fede cattolica: nasceva così ufficialmente la Chiesa, chiamata a predicare ovunque il vangelo e a battezzare tutti gli uomini e tutte le donne di buona volontà.

Nel brano proclamato quest’oggi, Gesù chiama lo Spirito Santo con un titolo particolare: Paraclito. Questa parola greca è polisemantica – ha cioè diversi significati – e infatti solitamente non si traduce in italiano, per evitare di ridurre le mille sfumature della parola a una soltanto.

Il significato primario della parola Paraclito è quella di “avvocato” e, nella fattispecie, di “avvocato difensore”. La Scrittura, in effetti, ci ricorda che presso Dio – il giudice eterno – esiste un accusatore, che è il diavolo. Questa immagine è presente sia nell’Antico Testamento (si pensi a Giobbe) sia nel Nuovo Testamento (si pensi all’Apocalisse). Satana rinfaccia all’uomo – che è l’imputato di questa “arringa” soprannaturale – i suoi peccati, perchè è invidioso della sua gloria.

Ma presso Dio gli uomini redenti hanno un paraclito, cioè un avvocato difensore. A ben vedere, la stessa parola viene attribuita non solo allo Spirito Santo, ma anche allo stesso Gesù Cristo. San Giovanni raccomanda nella sua lettera: “Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo il giusto” (1Gv 2,1). E la parola utilizzata dall’apostolo per indicare l’avvocato è proprio paraclito.

L’avvocato difensore è colui che giustifica l’imputato agli occhi del giudice. Così fa Cristo, che rende giusto l’uomo credente e battezzato agli occhi di Dio, e la giustificazione consiste nella rimozione della colpa e della pena del peccato originale ereditato dai progenitori tramite il Sacrificio della Croce.

Lo Spirito Santo è colui che “procede dal Padre e dal Figlio”, come recitiamo nel Credo, e come tale Egli riceve dal Padre e dal Figlio la potestà di applicare nei Sacramenti i meriti redentivi di Cristo. Ecco perché Gesù chiama paraclito anche la Terza Persona della Trinità. Ma Egli è difensore anche perché genera in noi – a determinate e chiare condizioni – sette virtù soprannaturali, che possiamo utilizzare come armi contro il peccato e contro la potestà di tenebre che governa questo mondo.

Ma la parola paraclito significa anche consolatore. Lo Spirito Santo consola coloro che sono perseguitati in questo mondo a causa della verità e della giustizia con una letizia tutta interiore e spirituale, che i cittadini della “città terrena” (come direbbe sant’Agostino) non possono neanche lontanamente comprendere.

La parola “consolare” ha forse una radice comune con la parola “consigliare“: non a caso il Consiglio è uno dei sette doni dello Spirito Santo. Colui che sa consolare chi soffre è qualcuno che sa cosa dire, è uno che sa quale direzione indicare per superare le difficoltà, ma è anche uno che sa quando è conveniente intervenire e come farlo. Molto spesso i tempi di Dio non sono i nostri tempi, proprio perché Dio è il Signore del tempo.

Gaetano Masciullo