Gesù promette la Pentecoste

Questo commento è stato pubblicato sul blog della Rettoria Santa Toscana in Verona.

Sequéntia S. Evangélii secundum Ioánnem 16, 5-14.
In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Vado ad eum, qui misit me: et nemo ex vobis intérrogat me: Quo vadis? Sed quia haec locútus sum vobis, tristítia implévit cor vestrum. Sed ego veritátem dico vobis: éxpedit vobis ut ego vadam: si enim non abíero, Paráclitus non véniet ad vos: si autem abíero, mittam eum ad vos. Et cum vénerit ille, árguet mundum de peccáto, et de iustítia, et de iudício. De peccáto, quidem, quia non credidérunt in me: de iustítia vero, quia ad Patrem vado, et iam non vidébitis me: de iudício autem, quia prínceps huius mundi iam iudicátus est. Adhuc multa hábeo vobis dícere: sed non potéstis portáre modo. Cum autem vénerit ille Spíritus veritátis, docébit vos omnem veritátem. Non enim loquétur a semetípso: sed quaecúmque áudiet, loquétur, et quae ventúra sunt, annuntiábit vobis. Ille me clarificábit: quia de meo accípiet et annuntiábit vobis.

Seguito del S. Vangelo secondo Giovanni 16, 5-14.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Vado a Colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: dove vai? Ma perché vi ho dette queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico il vero: è necessario per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito, ma quando me ne sarò andato ve lo manderò. E, venendo, Egli accuserà il mondo riguardo al peccato, riguardo alla giustizia e riguardo al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché io vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato. Molte cose ho ancora da dirvi, ma adesso non ne siete capaci. Venuto però lo Spirito di verità, vi insegnerà tutta la verità. Egli infatti non vi parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito: vi annunzierà quello che dovrà arrivare. Egli mi glorificherà, perché ciò che riceverà da me lo annunzierà anche a voi”.

Nella Quarta Domenica dopo Pasqua, la Chiesa proclama nel brano di vangelo una delle profezie di Gesù sulla Pentecoste, cioè quella che sarà la confermazione dello Spirito Santo sugli apostoli e su Maria.

Il brano odierno si apre con parole che sembrano quasi esprimere amarezza e delusione da parte di Cristo. Dopo aver predetto che sarebbe andato “a Colui che mi ha mandato” (aveva infatti in questi termini profetizzato l’Ascensione, come ricordato domenica scorsa), Gesù si aspettava una domanda ben precisa dai suoi discepoli: “Dove vai?”, domanda che a quanto pare non arriva.

In realtà, tutto questo appare contraddittorio, perché è proprio nel vangelo secondo Giovanni che ben due apostoli chiedono a Gesù: “dove vai?”, in seguito a sue profezie riguardanti gli ultimi episodi della sua vita terrena: il primo a fare questa domanda è san Pietro, durante l’Ultima Cena (cfr. Gv 13,36), il secondo è san Tommaso, che lamentò: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?” (Gv 14,5). Pare strano dunque che adesso Gesù si lamenti del fatto che nessuno gli abbia chiesto dove vada.

La pedagogia che Gesù adopera con gli apostoli è infatti graduale. “Molte cose ho ancora da dirvi, ma adesso non ne siete capaci”. Sembra quasi che voglia dire: “Adesso che dovete chiedermi dove vado, non lo fate”. La Verità, cioè il depositum fidei, che la Chiesa nascente nella persona dei Dodici dovrà custodire e trasmettere, è lo stesso Cristo Signore: “Io sono la Verità” (Gv 14,6). Ma la Verità ha bisogno di un cuore ben disposto per essere accolta come ella merita di essere accolta. Un cuore ben disposto è una volontà che mette al secondo posto i propri desideri e al primo posto i diritti di Dio.

San Tommaso d’Aquino paragona i sette Sacramenti alle fasi della vita biologica dell’uomo, perché – egli dice – la vita del corpo è riflesso della vita dello spirito, e viceversa. I Sacramenti non sono una questione di intelletto (altrimenti saremmo gnostici, non cattolici). La Pentecoste, cioè l’istituzione di quello che poi sarà il Sacramento della Confermazione o Cresima, sarà per l’anima quello che la fine dell’adolescenza significa per il corpo fisico dell’essere umano.

La nutrizione, infatti, rafforza il corpo in se stesso e dà energie per ben svolgere le proprie funzioni: questo ruolo analogo è svolto nella vita dello spirito dall’Eucarestia. Ma la maturità del corpo serve per difendersi bene dai nemici esterni e questo ruolo analogo è svolto nella vita dello spirito dalla Confermazione.

Lo Spirito Santo è forza di Dio che procede dal Padre e dal Figlio: “ciò che riceverà da me lo annunzierà anche a voi”. E la sua forza è dimostrata da una triplice azione nei confronti del mondo, cioè nei confronti di coloro che non vivono secondo Dio. Non è un caso che il verbo usato da Gesù è in latino arguo, cioè “accusare“.

La triplice accusa riguarda anzitutto il peccato, cioè la rottura dell’Alleanza tra l’uomo e Dio, rottura che trova il proprio fondamento nella volontà di non aderire alla rivelazione di Cristo: da questa assenza di fede sorgono poi tutti gli altri peccati e trova radicamento la superbia, cioè il peccato originale. La seconda accusa riguarda la giustizia, “perché io vado al Padre e voi non mi vedrete più”. Nell’Ottava di Pasqua il Signore ci aveva mostrato la Misericordia. Ora ci ricorda che è giusto che il mondo non gusti più della presenza di Cristo, se è questo che vuole. La terza accusa riguarda il giudizio, che è il fine ultimo della Storia: la sconfitta del suo principe, cioè del diavolo, colui che ha portato nel mondo peccato e morte.

Anche noi siamo chiamati, dopo gli apostoli, a portare nel mondo il fuoco e la spada dello Spirito Santo, con cui mostrare al mondo che si può essere vittoriosi solo nella Croce e nella Resurrezione della Verità incarnata.

Gaetano Masciullo