Come può Dio essere uno e trino?

Questo commento è stato pubblicato sul blog della Rettoria Santa Toscana in Verona.

Sequéntia S. Evangélii secundum Matthaéum, 28, 18-20.
In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Data est mihi omnis potéstas in coelo et in terra. Eúntes ergo docéte omnes gentes, baptizántes eos in nómine Patris, et Fílii, et Spíritus Sancti: docéntes eos serváre ómnia, quecúmque mandávi vobis. Et ecce ego vobíscum sum ómnibus diébus, usque ad consummatiónem saéculi.

Seguito del S. Vangelo secondo Matteo, 28, 18-20.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Mi è dato ogni potere in cielo e in terra. Andate, dunque, e istruite tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e insegnando loro ad osservare tutto quello che vi ho comandato. Ed ecco che io sarò con voi tutti i giorni fino alla consumazione dei secoli.

La Trinità è sicuramente uno dei dogmi più difficili da comprendere e uno di quelli più complessi da spiegare. Solitamente, quando si vuole spiegare la Trinità, si ricorre alla figura del triangolo, ma in realtà questa soluzione è insoddisfacente, perché non dà l’idea della corretta relazione che intercorre tra le persone trinitarie.

Le parole utilizzate in teologia per delineare questi rapporti non sono casuali. Il Padre genera il Figlio e poi, insieme al Figlio, spira lo Spirito Santo. Il Figlio quindi è generato dal Padre, mentre lo Spirito Santo è spirato dal Figlio e dal Padre. Sarebbe sbagliato dire, per esempio, che il Padre genera lo Spirito Santo.

San Patrizio, il grande evangelizzatore d’Irlanda, utilizzò come simbolo per spiegare la Trinità ai popoli celtici il trifoglio. La foglia è unica, ma le punte sono distinte e in relazione l’una con l’altra. Anche questo esempio però è riduttivo e serviva a comunicare un mistero ineffabile come quello trinitario a persone semplici e analfabete. San Tommaso d’Aquino, nel suo opuscolo Contra errores graecorum, scrive che bisognerebbe paragonare la Trinità a una catena, più che a un triangolo. La ragione è presto detta.

Se concepiamo le relazioni trinitarie in forma di triangolo, rischiamo di adottare un’idea falsa di Dio. Noi cattolici crediamo – a differenza degli scismatici orientali – che “lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio”. Varie chiese eretiche orientali, invece, affermano che lo Spirito Santo proceda dal solo Padre. Non è solo una questione di sottigliezze teologiche: se è vero che l’universo, e l’uomo in particolare, è stato creato a immagine di Dio, allora anche la processione dal solo Padre oppure dal Padre e dal Figlio fa la differenza. Bisogna solo capire in che termini.

Dobbiamo dunque pensare alla Trinità come a una catena. Ma cosa significano le Tre Persone? E come può essere Dio uno solo e indiviso se ci sono Tre Persone realmente distinte?

Tutti gli attributi che si predicano di Dio – la gloria, la sapienza, l’onnipotenza, la giustizia, la misericordia, ecc. – si predicano in egual misura del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Ma allora in cosa si differenziano realmente l’una dall’altra?

Solitamente attribuiamo la potenza al Padre, la sapienza al Figlio e l’amore allo Spirito Santo. Ma queste attribuzioni non sono reali, nel senso che vengono attribuite alle Persone trinitarie nella misura in cui esse devono essere presenti e riscontrabili nell’uomocreato a immagine e somiglianza di Dio (si dice in gergo teologico che vengono “attribuite per appropriazione“). Così, anche nell’uomo l’amore deve procedere dalla sapienza e dalla potenza, cioè dalle capacità di cui egli dispone. Ma in Dio la potenza, la sapienza e l’amore sono presenti in egual misura, cioè infinitamente, in tutte le Persone. La stessa potenza presente nel Padre è presente nel Figlio e nello Spirito Santo, e così via.

Ma allora dov’è questa distinzione reale? Bisogna capire che la parola “persona” in Dio non significa la stessa cosa che significa nell’essere umano. Tra gli uomini, ogni individuo è una persona. In Dio invece no. Ogni Persona indica una relazione di Dio con Dio stesso.

Non dobbiamo immaginare la processione divina come tre fasi temporali diverse: il Figlio esiste dall’eternità insieme al Padre e non c’è stato mai un momento in cui il Padre era solo prima di generare il Figlio. Le Persone trinitarie, essendo un unico Dio, sono coeterne. Sono piuttosto da intendere come tre fasi logiche, per così dire. Due grandi eretici dei primi secoli – Ario Sabellio – non riuscivano a concepire le relazioni trinitarie come interne a Dio stesso e perciò stravolsero il modo cattolico di concepire Dio.

La prima Persona è pertanto detta Padre, perché è la relazione di principio. Essa genera il Figlio, come quando l’intelletto genera un concetto: l’intelletto e il concetto sono una cosa sola, eppure visti da una certa prospettiva sono distinti. Non è un caso infatti che il Figlio è anche detto Verbo del Padre verbum in latino o logos in greco significa proprio “concetto”. Il Figlio di Dio, Gesù Cristo, è il modello del Creato.

Ma la conoscenza trova perfezione nella volontà. Conoscere il bene, infatti, spinge qualunque intelletto a volere quello stesso bene. Anche in Dio – che è puro intelletto – si realizza questa relazione di volontà. La terza relazione è detta quindi Spirito, perché l’amore è ciò che spinge come una mozione vitale verso qualcosa (e viene chiamato “spirito” ciò che anima un qualunque essere): Dio (Padre) conosce se stesso (Figlio) e ama se stesso (Spirito Santo).

Gaetano Masciullo